PRG DEL COMUNE DI RAGUSA

Hybla é tutta dentro la fantastica incisione scavata dal Fiume Irminio. E’ fasciata da pareti e crinali che non la soffocano ma rimandano l`attesa e l’azione vitale sugli altopiani. A descriverla non si capisce, bisogna andarci.
Degli altopiani iblei, da Hybla, si registrano i cigli che non incombono ma, in una maniera singolare, sembrano controllati e dominati dal colle stesso su cui sorge Hybla, anche se il colle è più basso dei cigli. Ognuno di questi infiniti "siti" delle città Siciliane traspira una sapiente scelta.
Per Hybla fu molto antica, se le tracce rinvenute nel suo interno si datano sino al III millennio a.C..
Sono scelte di impianto e di permanenza fatte tra tempi di guerra e periodi di pace, conferma dei vantaggi e delle tensioni a cui i luoghi erano soggetti. Il livello dei luoghi di impianto di quelle città testimonia la grande cultura e sapienza dei fondatori.
Il sito dove sorge Hybla fu confermato dopo il terremoto del 1693 e la ricostruzione della nuova Ragusa parte concettualmente da questo colle anche se con il trauma si liberano forze prima contratte e realtà sociali giovani che,  con prontezza, cominciano a costruire sulla collina del Patro, tra la Vallata di Santa Domenico e quella di San Leonardo, dove veniva edificata, anche,  la loro cattedrale dedicata a S. Giovanni Battista. Hybla è ricostruita dopo.
Nasce così il singolare dualismo tra Ragusa nuova e Hybla che è nei santi Patroni, nelle pietre e nel paesaggio e, per certi periodi, é stato anche nell’ordinamento amministrativo.
La nobiltà più antica e quel popolo organizzato in antiche categorie artigianali, quindi, interviene dopo a rifare la città sul primitivo impianto urbano. lnfatti era già il 1730, quando si prende a ricostruire Hybla. Il suo impianto medioevale ne fa un vivace e imprevedibile impasto con il barocco che trova nella piazza davanti San Giorgio punto forte di tutta la composizione urbana di arrivo e di partenza. E’ qui, in questa piazza, dove si coglie la piena identità di Hybla. Quella pienezza di risposte, per cui Gaetano Ganci tornando a Hybla la riscopre e dice; "E’ la stessa. E’ nuova. Il tempo non può arrestarsi. Ma che ha di diverso? Perché mi sembra così matura, cosi piena?”
Una maturità e pienezza raggiunta forse proprio perché impianto urbanistico medioevale e architettura barocca  consonano e si esaltano a vicenda.
"La lunga piazza per le processioni e i contratti, la borsa dei lavoratori giornalieri, e l’asse viario che la continua, il liston si direbbe in terra veneta,  associano e trasfigurano in un tessuto vivente le case e le vie. E sono il raccordo tra San Giorgio e San Giuseppe le cui moli,  esistono, ora visibili ora intuibili, nella realtà non delle prospettive immediate ma del cammino dei viandanti, ai quali è serbato il regno delle scoperte straordinarie.”
Un sito quindi in cui vale ripetere come la storia di un impianto urbanistico medioevale si collega con ciò che secoli dopo sarà l’architettura barocca, facendone un prodotto ambientale di eccezionalità plastica e poetica. 

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